Come una madre consola il figlio, io vi consolerò (Isaia 66,13)

Velocemente il singhiozzo di un bambino si trasforma in sorriso quando la mamma o il papà lo prendono in braccio per consolarlo. Respira profondamente per ritrovare la calma e allegramente salta giù dalle braccia. Questa è l’immagine che ho davanti agli occhi quando Dio promette al suo popolo Israele:

“Come un uomo consolato da sua madre così io consolerò voi.”

La storia tra Dio e i suoi figli e le sue figlie non va assolutamente liscia. Vanno per le proprie vie, concludono delle alleanze con dei poteri dai quali sperano di ottenere di più rispetto che da Dio. Sono stati deportati dalla patria verso la prigionia.
Si sentono abbandonati e dimenticati. Ma questo comportamento non impedisce a Dio di rimanere fedele. Le parole dei profeti sviluppano sempre nuovi immagini e paragoni per esprimere la fedeltà di Dio verso i suoi figli.
Questi immagini trovano il loro culmine affermando:

“Come un uomo consolato da sua madre così io consolerò voi”

e nell’annuncio della salvezza futura di Gerusalemme.

Questa dimensione di consolazione supera un “Tutto finirà bene” ampiamente. Dio vede i cuori e le speranze spezzati. Prende sul serio la miseria e i fallimenti dei suoi figli. Diventano una causa propria. Come una madre si impietosisce.- Questo paragone è eccezionale e descrive il lato viscerale di Dio che va abbondantemente oltre alle parole e ai gesti amorevoli.

La consolazione è un avvenimento complesso. Da un lato è liberatoria: Il consolato ritrova il respiro. Dall’altro lato la consolazione ridona il fondamento sotto ai piedi. In ultima analisi si tratta di questioni come: Chi mi da’ sostegno? Cosa mi porta nella vita e nella morte? Come posso vivere fiducioso – sostenuto e libero?
Vivere fiducioso/vivere consolato – con un fondamento solido sotto ai piedi e un orizzonte vasto?

Dio stesso è il consolatore. Egli vede la tribolazione che mette in repentaglio la vita e si china su di noi per consolarci. Egli è un “forno pieno d’amore” come Martin Lutero descrive l’affetto di Dio verso noi esseri umani. E inoltre, la consolazione di Dio ci libera e ci dona l’ampiezza. Guarisce e rinnova la comunione infranta con il suo popolo e gli apre a nuove prospettive.

Le persone consolate prendono l’aire. Internamente ed esternamente. Lo Spirito Santo è il consolatore e viene visto come lato femminile di Dio. Ci mette in moto. Sulla croce Gesù ha vinto tutti i poteri tenebrosi del mondo e della mia vita. Anche la morte.

La sua risurrezione mi fa sperare quello che già nel libro di Isaia è accennato:

“Ecco, io sto per creare un nuovo cielo e una nuova terra …”

e nell’Apocalisse questo pensiero continua:

“Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi. La morte non ci sarà più. Non ci sarà più né lutto né pianto né dolore. Il mondo di prima è scomparso per sempre.”

Dio promette: “Come un uomo consolato da sua madre così io consolerò voi.”

Se lo prendo per la parola mi si apriranno dei nuovi orizzonti. Per la mia vita e per le persone che desiderano ardentemente la consolazione. La consolazione si può anche allargare, qui e ora. Se sono consolato posso anch’io a mia volta consolare.

Vi auguro un buon inizio anno.
La Vostra Pastora Kirsten Thiele